Il catasto onciario di Bovino

Il libro di V. Maulucci, P. Lombardi. La città di Bovino nel catasto onciario. 2007, molto importante per la storia della città, si può dividere in due parti: l’interessantissima parte storica e il noiosissimo proprio catasto. Però quest’ultimo è molto ricco d’informazione; bisogna non leggerlo ma contare. E pensare.

Per esempio, guardiamo la tabella del numero dei figli (pag. 669) e vediamo una cosa strana: la maggior parte delle famiglie hanno solo un figlio (64) o due (53) cioè 20%. Ma sappiamo che dovrebbe avere più figli. Vediamo di quali membri è composta la famiglia. 202 – marito, moglie e figli piccoli (chi non lavorano) e 70 – con figli chi lavorano (possiamo subito notare anche che cominciano a lavorare a 14 anni), ma quasi mai con figli sposati con figli(9), che significa che la famiglia di una coppia contiene 2 generazioni – solo 8 famiglie hanno madre, figlio, nuora e nipoti. Questo significa che realmente le famiglie potevano avere più figli, solo che questi erano sposati. 6 coppie con figli vivono con fratelli o sorelle non sposati, 1 – con suocera. Aggiungiamo le coppie senza figli (30) perché potrebbero anche loro avere i figli sposati. Altre 3 coppie senza figli vivono con madre, 2 – con madre e fratelli, 2 – con suocera e 3 – con nipote. Così le famiglie di coppia contengono 2 generazioni (297), 9 – 3 generazioni e 30 – 1 generazione.

Chi sono altri? La gran parte è anche di due generazioni però contengono madre-vedova e figli (87). In realtà le vedove sono molto di più – 19 vivono a casa del figlio sposato o del genero, 1 – con nipote e 1 – in famiglia più complicata – con figli non sposati, figlia vedova e nipote. 21 vedova vive da sola. In totale 126 vedove, cioè nei 25% delle famiglie. C’è anche un fatto interessante: per metà delle vedove non è segnalato il cognome del marito – forse sono ragazze-madri?

Invece i vedovi segnalati sono pochissimi: come mai? sono solo 16 – uno vive con 10 figli non sposati, uno con 3 figli, uno con figlio e sorelle, 6 vivono da soli, 3 – con figlio sposato e 1 – con figlio, nuora e nipote, 2 con fratello e sorella, 1 – con madre e figlia. Sono pochi: non è possibile che morivano così tanti uomini e così poche donne. Più verosimile è che i vedovi si sposavano di nuovo. E tra le coppie abbiamo 3 coppie con seconda moglie, però altre 3 – con secondo marito. Dunque anche le vedove si sposavano seconda volta. Come si può trovare altri argomenti? Vediamo la tabella della differenza tra l’età del marito e moglie. Marito è più grande di 20 anni e più – 4, di 10 anni e più – 54, di meno di 10 – 189, sono pari – 31, moglie è più grande di 10 anni e meno – 50, meno di 20 anni – 5, meno di 40 – 2. È molto probabile che la grande differenza dell’età significa secondo matrimonio, dunque, vedovi erano di più.

L’ultimo gruppo è di una generazione: tranne già menzionati vedovi e vedove, coppie, 16 vivono da soli, 28 - fratelli e sorelle.

E qui nasce un’altra domanda. Se la famiglia di solito contiene solo 2 generazioni, dovrebbero esistere molte famiglie con lo stesso cognome. Invece hanno cognome unico 106 famiglie, 51 cognome si ripete 2 volte e 37 – 3 volte (altri ancora meno). Dunque 106 capofuochi non hanno parenti a Bovino (le donne sposate conservavano il suo cognome; 25% delle mogli non avevano parenti a Bovino). Vediamo la tabella di età (pag. 670) – i bambini d’età prematrimoniale sono molto di più di questi giovani fino a 30 anni (si sposavano avendo circa 20-22 anni) – 1229 contro 390. Dobbiamo per forza immaginare una grande migrazione a Bovino (25% di mogli) e da Bovino.

L’altra domanda interessante è legata con le professioni (pag. 673). Sono poche. Possiamo dividerle in 5 gruppi: legati con agricoltura – 342, artigiani – 74 (24 – sarti e calzolai), “di servizio”, cioè che non producano niente o elaborano prodotti di agricoltura – 64, istruiti – 21, ecclesiastici – 31. Ma dove sono le maestre, professionisti d’arte e di cultura, ceramisti, ricamatrici ecc.? tra i professionisti la maggior parte sono giuristi e medici. C’è, però, un scultore – forse proprio quello che ha fatto le sculture nel giardino del duca?

Di solito tutti gli insediamenti si dividono in 3 gruppi: di soli agricoltori (campagna?), agricoltori con artigianali legati ad agricoltura e con pochi servizi (villaggio?), e città dove guadagnano non da agricoltura. Bovino non era città in senso demografico-sociale.

Sarebbe interessante sapere chi è più ricco? Tra 20 più ricchi (più di 100 once) 6 vivono del suo, 6 sono massari, 2 bracciali, un fabricante, un dottore di medicina, un dottore di legge, un negoziante, un calzolaio e un barilaro. Diciamo che sono di tutti i gruppi.

Però non tutti che vive del suo sono ricchi: sembra che per alcuni tra 22 “vivere del suo” significa lavorare quando trova il lavoro (una volta è scritto “vive del suo con la propria fatica”).

Nobili viventi non sono molto ricchi, diciamo che hanno il livello medio alto (tra 42 e 85 once).

Ancora meno ricchi sono i professionisti – tranne due dottori - di legge e di medicina – tra 0 e 40 once.

Si può notare che quasi tutte le famiglie hanno i pesi, cioè pagano a qualcuno. A chi? Alla chiesa – 274 famiglie e altre tante pagano come eredi, cioè praticamente tutta la città.

Nel elenco abbiamo 31 ecclesiastico (pag.561-572) ed uno “non abitante”. Però sembra che non sono elencati tutti. Per capire di più prendiamo anche l’elenco dei beni della chiesa. Qui abbiamo altri 20 ecclesiastici. Perché non sono elencati? Alcuni – perché non avevano la proprietà a Bovino, altri – perché non entravano nel clero di Bovino. Questo significa che la maggior parte degli ecclesiastici erano bovinesi, che non è una cosa buona che provoca favoritismo ricordando che quasi tutta la città dipendeva economicamente dalla chiesa.

Però di che cosa si occupavano gli ecclesiastici? Nel elenco questo è segnalato non per tutti, per 6 - no. Sempre dal elenco dei beni della chiesa possiamo sapere che uno di questi era procuratore del beneficio di S. Anna. I benefici erano 8: altri due procuratori non sono ecclesiastici di Bovino, uno è sacerdote, altri – non si sa.

Sempre nello stesso elenco troviamo gli abati dei monasteri di S. Andrea, di S. Caterina, di S. Sebastiano e dell’Angelo (tranne S. Domenico, S. Francesco e S. Maria del Carmine). Abbiamo anche due reverendi, ma non sappiamo di quali monasteri. Anche nel elenco degli ecclesiastici abbiamo due abati, cioè in totale 7 abati.

E come vivevano gli ecclesiastici? 13 – sono dalle famiglie con basso livello, 13 – con medio, 2 – dalle famiglie ricche e di 3 non sappiamo. Certamente sarebbe molto interessante sapere se queste 26 famiglie diventeranno più ricchi…

24 vivono da soli, 3 – con fratelli o nipote, 4 – con parenti laici.

Nelle 2 famiglie ci sono chierici, in una – anche due ed in una – due chierici e un scolaro. Nella famiglia più ricca di Bovino ci sono 2 ecclesiastici, 2 chierici, una monaca e due figlie educanti nello stesso monastero.

Tra gli ecclesiastici ci sono molti parenti: zio e nipote, 4 fratelli, 2 fratelli - 2 volte, 2 fratelli e tre sorelle monache, una sorella monaca, 3 fratelli, che significa che 31 ecclesiastici provengono da 22 famiglie.

Ci sono anche un eremita e un romito che significa che monaci e monache non erano bovinesi.

Ed altra domanda è legata con l’insegnamento. Già abbiamo visto che non ci sono le maestre o i maestri. Solo 6 famiglie hanno gli studenti o professionisti nel nucleo familiare. Così non siamo stupiti che tra 6 membri di giunta del 1741 cinque non sanno scrivere.

A proposito, che dirigeva la città? Un barilaro, un fabricatore, un bracciale, un ferraro, un fratello di sacerdote e uno – quello unico che sa scrivere – vive del suo a casa del abate.

E che è sul ritratto di Bovino? Un borgo agricolo dove vivono falegnami, ferrari, legnaioli, con un negozio (almeno un negoziante), 4 taverne e 4 barbieri, senza scuola (certo, si può pensare che la scuola avevano le monache, ma…), con dottori di legge e di medicina e con uno scultore… Un borgo, dove quasi nessuno sapeva scrivere (tranne ecclesiastici) e, sembra, non lo voleva.

Cittadini vivevano in famiglie primitive, avevano alto livello di mortalità e come risultato molti vedovi e orfani. I flussi di migrazione erano notevoli – circa 25% della popolazione non erano di origini bovinesi, ma anche molti bovinesi trovavano il loro destino fuori di Bovino.

Quasi tutte le famiglie pagavano alla chiesa o per terreni, o per casa, o per capitale. Tranne le chiese (10) erano anche molte cappelle (8 tranne quella del duca) e 7 abazie.

Gli ecclesiastici in gran parte appartenevano alle famiglie bovinesi non benestanti.

Fa l’impressione la mancanza quasi totale dei professionisti dell’arte o della scienza, dei bibliotecari, degli artigiani dell’arte figurativa o creativa.

Certo, si può pensare che questi professionisti esistevano, ma non erano bovinesi, ma…