Babbo Natale, Nonno Gello e altri

Natale e Capodanno: due feste così vicine sul senso del calendario e così lontane. Una è la festa dell'avvenimento unico: la nascita di Gesù; l'altra si repete ogni anno: la nascita dell'anno nuovo.

Come scrisse Mircha Eliade nei suoi libri, per i popoli antichi esistevano due tempi: il tempo sacro e quello storico. Il tempo sacro è ripetibile e di ciclo; quello storico è dritto e non si torna. Nel tempo storico la morte è difinitiva; nel tempo sacro la morte è solo un intervallo tra diverse vite. Il tempo storico è tempo della vita dell'uomo; quello sacro – della natura. Ma così credevano i popoli arcaici. Oggi ambedue le feste hanno le caratteristiche sia del tempo storico che del tempo sacro.

La festa di Natale è nata solo nella metà del IV secolo. Prima festeggiava no solo Pasqua: la morte che porta alla nuova vita, tempo storico entra su quello sacro. Il Natale in questo senso ha un altro significato: Dio diventa uomo, il tempo sacro entra, diventa anche il tempo storico. Il protagonista è il Bambino, Dio entrato nella vita umana.

La festa di Capodanno è molto più complicata. Primo di tutto il 1 gennaio è diventato il giorno del Capodanno davvero solo recentemente: in Spagna nel 1556, in Danimarca nel 1559, in Francia nel 1567, in Russia nel 1700, in Inghilterra nel 1752, ecc.

Prima dell'epoca del cristianesimo molti popoli collegavano l'inizio dell'anno nuovo o con la primavera – rinascita della natura, o con l'autunno – la morte della natura. I Celtici lo festeggiavano alla fine d'ottobre: quel giorno i morti visitavano i vivi. I Romani festeggiavano il Capodanno in marzo e solo sotto Cesare hanno cominciato a festeggiarlo il 1 gennaio.

Anche i cristiani avevano diverse date del Capodanno collegandole o con l'Annunciazione o con l'Assunzione, ma anche con il Natale. Però il significato del Capodanno è diverso, anche proprio contrario: il tempo sacro, di ciclo, della natura in qualche modo dirige il tempo storico; il tempo sacro del paganesimo è assolutamente profano per il cristianesimo. Così sono tornati al 1 gennaio dei romani. Ma il protagonista? Sembra che fino al XVI secolo non esisteva proprio. Però oggi conosciamo tanti, anche troppi: Babbo Natale, Santa Klaus, i santi Nicola e Basilio, Nonno Gelo, Youlupukki ed altri.

Nei paesi nordici sono diffusi i personaggi maschi come Nonno Gelo in Russia. Come si può capire dal suo nome sono le personificazioni delle forze della natura, proprio del freddo invernale. Sono i Patroni dell'Inverno. Hanno origini paganiche e sono vecchietti con la barba bianca e di solito sono severi ma giusti. Sono collegati con gennaio: il mese molto freddo, con i venti gelidi e le lunghe nevicate. Nonno Gelo può uccidere - congelare fino alla morte. Perciò nelle notti di festa la gente mette fuori di casa le focacce, le cotolette, il vino: così il Patrono dell'Inverno non sarà arrabbiato e non rovinerà le piante e la caccia.
Nonno Gelo come protagonista delle feste invernali in Russia nacque nel 1840. Lo scrittore conte Vladimir Odoevskij ha scritto il racconto “Moroz Ivanovich” (si può tradurre come “Gelo figlio di Ivan”). E' una variante letteraria della favola “Morozko” (si può tradurre come “Gelo buono”). Proprio da quel periodo Nonno Gelo è un buon vecchio che porta i regali ai bambini durante le feste. Nella favola Morozko uccide i personaggi cattivi, invece Odoevskij ha cambiato la fine della favola: Nonno Gelo non li uccide ma non regala niente mentre i personaggi buoni tornano a casa dal bosco con i regali. Perciò i bambini sanno: se fanno i buoni Nonno Gelo porterà i regali, se no congelerà i bambini cattivi.

Gli altri protagonisti invernali dei paesi nordici sono uguali: in Francia è Chalande, in Romania nonno di neve si chiama Mosh Gerile. Ma non sono collegati col Capodanno. È più probabile che siano collegati con la fertilità e col culto dei morti. Prima del cristianesimo in Russia credevano che gli spiriti dei morti aiutassero ai vivi, curando la fertilità degli animali domestici e il bel tempo, perciò ogni inverno la gente regalava a loro buon cibo, dolci, vino. I giovani in maschera e nelle pellicce raccoglievano i regali “porta a porta” personificando gli spiriti dei morti. Un personaggio era vestito e mascherato nel modo più spaventoso degli altri. Per lui era vietato parlare e di soltito lo chiamavano semplicemente “Nonno”. Era severo e vecchio.

Nei paesi più caldi Nonno Gelo e i suoi “colleghi” non erano “attuali”, però i regali d'inverno erano diffusi anche là. In Mongolia esiste Tsagan Ebughen tngr (vecchio dio bianco), patrono della fertilità.

Santa Claus, Micalaus, San Nicola e anche San Basilio non sono collegati col Capodanno nè per le date, nè per il destino, nè per le loro attività. Però a Cipro c'è una torta natalizia “vasiliopita” (Basilio è Vasilij) con una “sorpresa” dentro. Gli abitanti del Cipro festeggiano non solo il Capodanno, ma anche la memoria di San Basilio, patrono degli innamorati che aiuta a trovare l'amore. E l'amore è in qualche senso la base della fertilità...
La leggenda dice che una volta San Nicola è venuto a sapere che sui dintorni della città abita una ragazza che vorrebbero sposarsi ma non ha soldi. Così il santo ha messo un sacchetto con i soldi alla finestra. Così anche San Nicola è patrono degli innamorati.
Tutti i “nonni Gelo”, santi Nicola e Basilio, “vecchio dio bianco” di Mongolia - tutti quanti sono collegati con la fertilità, portano i regali ai bambini e sono anziani con la barba bianca. Ma come sono collegate queste tre caratteristiche? E che rapporto hanno col Capodanno? Forse loro hanno lo stesso “genitore” (sicuramente parlo dei personaggi invernali e non dei santi o delle personificazioni delle forze della natura)?

Le risposte forse si trovano nell'impero Romano dove era venerato Saturno, dio della terra e della fertilità. È la variante romana di Crono, dio greco del tempo e dell'agricoltura, figlio di Urano e Gaia. La madre gli chiese di fare una castrazione a suo padre per prendere il potere e Saturno lo fa con la falce (la falce è simbolo di agricoltura) e delibera suoi fratelli e sorelle che Urano faceva tornare dentro la loro madre terra (simbolo della morte-risurrezione). Anche Gaia predisse che un figlio di Crono lo avrebbe vinto perciò Crono cominciò a mangiare i propri figli (simbolo della morte: Tempo che mangia suoi figli). Però sua moglie, Rea, riuscì a dargli una pietra al posto del figlio minore, Zeus, il bambino fu nutrito in una grotta. Cresciuto, Zeus fece sputare al padre i figli mangiati precedentemente. Dopo la guerra tra Crono e suoi figli Crono diventò re dell'isola dei Beati dove si trovano i morti. Il collegamento “tempo-agricoltura” è chiaro come anche il collegamento “inverno e agricoltura – morte e risurrezione” e il collegamento “nuovo anno - risurrezione". Il tempo è bianco, l'inverno anche. I “vecchi d'inverno” con la barba bianca, patroni della fertilità alla vigilia del nuovo anno hanno come genitore Crono? Però i regali ai bambini? Dov'è il collegamento con Crono che mangiava suoi figli?

A Roma Saturno-Crono era primo di tutto dio dell'agricoltura con una falce o con le spighe di grano in mano. La sua festa, saturnalie, era proprio nella seconda metà di dicembre. Gli amici e parenti si scambiavano i regali. La festa durava alcuni giorni, nell'ultimo periodo sette. Tra i regali ci erano cerei (candelle) e sigillaria (figurine di terracotta o di pasta). Eccoli i regali.

Certo, la festa di Saturno era collegata col Natale che però aveva già il proprio protagonista e nessun Nonno Gelo poteva stare accanto a Lui. Ma anche il Capodanno deve avere il suo “patrono”: vecchio, con la barba bianca, che porta i regali come un buon nonno venuto dalle isole dei morti (o dalla comunità dei santi).

Tutto sarebbe bene in queste osservazioni, però esistono anche Babbo Natale in Italia, Per Noel in Francia, Father Cristmas in Inghilterra, i cui nomi si può tradurre sempre come “padre Natale”. Sembra che questi personaggi siano nati nel periodo quando il Natale e il Capodanno festeggiavano in un giorno e proprio per dividerli.

Però esiste un personaggio particolare che è collegato sia con Natale che con Capodanno: in Finlandia c'è Joulupukki. Il suo nome si può tradurre come “capra di Natale” o come “uomo di bosco”. Prima il protagonista del Carnevale, che era posto prima di Natale, era vestito come una capra. Joulupukki abita presso la montagna Korvantunturi in una grotta con sua moglie Maria e con gli gnomi. Nella vigilia di Natale Youlupukki visita le case e porta i regali ai bambini buoni e penalizza quelli cattivi con fruste. Non è collegato con l'inverno, però è difficile capire il suo significato. Forse il suo “antenato” è San Giuseppe?

Natale e Capodanno non sono solo belle feste, ma anche hanno un senso molto profondo: tempo sacro e quello profano, vita e morte, uomo e natura... Si può pensare sopra tutto l'anno.